Open Ministry: Almeno proviamoci…
Ancora una volta hanno fatto e disfatto tutto da soli, senza chiederci neppure come stiamo. Come va la nostra vita, da un punto di vista professionale, personale, economico… L’Italia implode (con noi all’interno!), del suo deficit da ripianare, delle mai finite tasse riferite finanche all’aria che respiriamo, della disoccupazione giovanile che, a detta loro (non mia che, confrontandomi quotidianamente con i giovani, credo sia d gran lunga superiore!), sfiora il 30%, e loro si scannano per le Poltrone da riempire. Naturalmente avete capito a chi mi riferisco…
I media, a questo proposito, li assecondano, dedicandogli tutto il tempo che hanno a disposizione, fino all’ultima goccia d’inchiostro. Perché siamo abituati in questo modo, perché funziona così, perché s’adda fare, perché… eccetera eccetera.
Ma non si accorgono che non ce ne frega niente dei “Fantastici 5” o degli “innumerevoli” della sponda opposta, oppure delle milleuno ali pseudotrasversali e grettamente di protesta fasulla? Non comprendono la nostra stanchezza verso certi modelli conformisti, obsoleti? Non è abbastanza chiaro che il nostro interesse riguarda il miglioramento della vita di tutti i giorni, quella reale?
Siamo bombardati 24 su 24 da messaggi politici che non la rispecchiano, senza avere mai la possibilità di controbattere, rispondere, dire la nostra, se non al momento del voto, quando ormai i giochi sono fatti e l’unica speranza è che i vincitori non combinino troppi casini, rovinandoci l’esistenza. In questo modo non abbiamo partecipato al momento decisionale, né a quello argomentativo e tantomeno a quello del libero confronto di idee. Al contrario abbiamo subito un’imposizione dall’alto priva di una qualsivoglia matrice costruttiva. Insomma, siamo stati sottoposti ad un lavaggio del cervello per svariati mesi, in cui i “meritevoli di onorificenza” hanno fatto il bello e il cattivo tempo.
Guardando oltre i nostri confini nazionali, però, ci accorgiamo che esiste chi ancora fa ragionamenti sensati. In Finlandia, ad esempio, c’è Open Ministry un sistema di democrazia diretta realizzata in rete. Rappresenta una piattaforma online per l’ open crowdsourced lawmaking. In buona sostanza, le istituzioni finlandesi sono obbligate a rispondere con un voto in Parlamento a qualunque proposta ottenga più di 50mila adesioni ottenute elettronicamente, certificate da un’autorità competente, entro 6 mesi. Come dichiarato dal suo fondatore Joonas Pekkanen: “E’ un punto di non ritorno nell’evoluzione della partecipazione dei cittadini”.
Ecco, in Italia non ci aspettiamo di essere considerati pionieri di iniziative democratiche come questa, ma almeno potremmo prenderne spunto…
Almeno proviamoci.