Amici: Adelphi, Black Hole, Caronte, Cassiopea, Chernobyl, Dirty Pack, Ecoboss, Falena, Giudizio Finale, Houdinì, Madre Terra, sono i nomi delle 82 inchieste sul traffico dei rifiuti condotte dalla magistratura dal ‘91 a oggi, nelle quali sono racchiusi i dati e i nomi riferiti alla Terra dei Fuochi.
A ricostruirlo, Legambiente, alla vigilia della manifestazione promossa da comitati, associazioni, studenti che si svolgerà domani a Napoli per chiedere il ritorno della legalità e della sicurezza nelle zone devastate dai clan.
Si sono concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, 443 aziende coinvolte. Per un quarto di secolo lungo le rotte dei traffici illeciti, è viaggiato di tutto: polveri di abbattimento dei fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica. Nel complesso 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. In sostanza circa 411 mila camion carichi di rifiuti che hanno attraversato mezza Italia, considerato che un tir trasporta in media 25 tonnellate. Camion che per lo più sono risultati invisibili ai controlli, ma ben presenti ai cancelli delle industrie intenzionate a scaricare sulla collettività – con conseguenze inimmaginabili – costi che avrebbero dovuto essere iscritti ai bilanci aziendali.
Imprese situate in larghissima maggioranza nelle regioni settentrionali e centrali del nostro Paese. Legambiente avanza con alcune proposte: rendere pubblica e aggiornare la mappatura dei siti contaminati; avviare una sistematica attività di campionamento e analisi dei prodotti ortofrutticoli e alimentari; individuare strumenti efficaci per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate; sostenere una rete di aziende e soggetti pubblici che promuovano e difendano la Campania pulita; predisporre un piano di riconversione delle aree contaminate basato sulle tecniche no food e sulla fitodepurazione; introdurre nel codice penale i delitti contro l’ambiente.
Dopo 22 anni di inchieste, la situazione si è aggravata. E noi restiamo senza via d’uscita…
A meno che?
Aspettiamo…
Ancora.