Amici, Da ieri “Ilva Acciaio”, la mega acciaieria di proprietà della famiglia Riva, cessa tutte le attività nei suoi sette stabilimenti e in due società di servizi e trasporti, sospendendo dal lavoro circa 1.400 unità. 144 operai rispondono con assemblee permanenti e sit-in. Sullo sfondo, l’indagine per disastro ambientale da parte della Procura di Taranto, nell’ambito della quale il Gip ha coordinato il sequestro preventivo di 8,1 miliardi di euro.
Allo stato delle cose la Guardia di Finanza ha sequestrato 2,2 miliardi di proprietà dell’imprenditore tra beni mobili e immobili, titoli bancari e azioni di proprietà di 13 società collegate alla holding Riva Fiore.
Ad esprimersi sulla vicenda è il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato: “Stiamo vedendo se è tecnicamente possibile rivolgersi a tribunali civili per valutare se esiste un sequestro che non blocca i beni strumentali”.
Il ministro si chiede se abbia senso sequestrare i conti correnti con cui funzionano le aziende, considerato che, a detta sua, “Si tratta di aziende vive e non decotte e l’obiettivo è quello di tutelare i lavoratori e l’industria italiana”.
Su un altro versante Confindustria, nella voce del suo Presidente Giorgio Squinzi, invita a trovare delle soluzioni adottando buon senso: “1500 posti che si perdono nel Paese – afferma – sono un altro colpo drammatico per 1.500 famiglie.
Quello dell’ambiente è un problema serio, come più volte riportato in post precedenti. Però l’inoccupazione, peraltro tempestiva, lo è alo stesso modo.
Che trovino una soluzione, adesso.