Amici, l’episodio appena visto è stato per me il primo meritevole d’attenzione dopo tanti anni di Sanremo. Per la verità non ne ho mai seguito uno in vita mia ma stasera la presenza dello staff “Fazioso” mi ha, più che per dovere giornalistico, per mera curiosità, indotto a guardarne alcuni passaggi.
Ho scelto di focalizzarmi su quello di Crozza in quanto lo considero indicativo per descrivere l’estenuazione, la riluttanza, la ripugnanza provata oggi dagli italiani nei confronti della propaganda politica perpetrata da ambo (o sarebbe meglio dire “quaterno”) le parti. Per inciso stasera, così come nelle prossime serate, la parte in causa sarà una sola di queste e non vestirà certo in doppiopetto. Ma tornando alle immagini in sovrimpressione, possiamo già a mio avviso sostenere che il vero protagonista della 63esima edizione del Festival di Sanremo è il pubblico. Partecipativo, che si è finalmente ribellato all’indottrinamento imposto, alla musica come pretesto per fare campagna elettorale, a “Ballarò” e “Che tempo che fa” messe insieme per dare una mano agli amici di PD e SEL. Un pubblico che si è presentato quest’anno come essere pensante.
Mai come stasera i fischi sono hanno sortito l’effetto di una melodia dalle tonalità dolci. L’immagine di un Crozza attonito è speculare a quella degli italiani che subiscono passivamente e quotidianamente propaganda (spicciola).
Questa volta, però, le cose sono andate diversamente e dobbiamo dimenticarlo. Al contrario abbiamo il dovere di ricordare tale episodio come paradigma di una presa di coscienza, della transizione da un momento storico passato a uno nuovo, del cambiamento.
E’ ora di pensare a qualcos’altro. Quel pubblico, siamo noi…