Tanti saluti “Cattiva maestra televisione”!
Questa volta a parlare non è Karl Popper, ma semplicemente l’intera generazione di giovani che stanno contribuendo (concettualmente l’hanno già fatto) a segnare il passo della nuova era del video: Youtube. Il nuovo modo di concepire il linguaggio audiovisuale che si genera sul web.
Ideata, realizzata, condivisa da giovani e destinata ai giovani, a chi non lo è ma vuole diventarlo, a chi non lo è più ma desidera tornare ad esserlo, a chi non lo è mai stato ma sogna di trasformarvisi. Insomma, a tutti quelli che condividono il progresso e decidono di prenderne parte.
Ragazzi e ragazze in grado di influenzare i gusti e tendenze, di fare informazione, intrattenimento, approfondimento e tanto, tanto altro ancora…
Gli YouTubers sono creatori e fruitori di contenuti che influenzano assai più di editorialisti e trasmissioni televisive che noi crediamo consolidate e inarrivabili. Ispirati dal principio dei vasi comunicanti sono in grado di trascendere i confini nazionali e riferirsi al pubblico più eterogeneo raggiungendo ogni angolo del pianeta.
In tale compagine, ahinoi, l’Italia stenta ad inserirsi come meriterebbe, subendo ancora troppo la pressione di un tradizionalismo obsoleto e di una gerontocrazia asfissiante per le nuove generazioni. Oggi, i ragazzi non guardano la tv e non leggono quotidiani, non perché si disinteressino a ciò che accade, ma perché hanno dei canali per reperire informazioni più immediati e sui quali posso avere un ruolo attivo e non solo passivo. Sono questi gli utenti più stimolanti per chi produce contenuti. E la cosa incredibile è che nonostante le visualizzazioni che gli YouTubers fanno, non ci sono gruppi editoriali che si contendono questi talenti che hanno cambiato la comunicazione in Italia.
Youtube presenta delle peculiarità inscindibili: non è possibile fruire senza essere a propria volta creatore di contenuti e non è contemplata l’osservazione passiva, priva d’interazione. Caratteristiche rivoluzionarie che spazzano via la “vecchia televisione” dall’immaginario collettivo giovanile.
I dati sulla frequenza di caricamento video fanno tremare i polsi. Solo in Italia YouTube ha circa 20 milioni di utenti unici al mese, un miliardo nel mondo. Oltre 100 ore di video caricate ogni minuto nel mondo, le iscrizioni giornaliere ai canali sono quadruplicate anno su anno e il 40% delle visualizzazioni arriva ormai da dispositivi mobili (fonte Audiweb).
Esempi di Youtubers di successo ce ne sono per tutti i gusti ma, per deformazione professionale, uno in particolare mi è sobbalzato all’occhio, anche se questi non interpreta esattamente il modello di corretta informazione.
Si chiama “Breaking Italy” ed è un trentenne che fa informazione su tutto, dal lunedì al giovedì, non considerando l’interlocutore già preparato sui dettagli. Non dando nulla per scontato, perché non tutti riescono a seguire il filo di ogni discorso e chi riesce a dare un’informazione completa in genere è premiato dai numeri, qualunque sia la sua opinione. Un’informazione che è democratica non solo perché espressione di tutti i punti di vista, ma anche perché mette tutti in condizione di essere informati. Se il tuo interlocutore non lo fai sentire ignorante o idiota, se non sa dove si trova la Siria o cosa sia lo spread, se spieghi tutto in maniera veloce e chiara, non stai abbassando l’informazione al piano infimo, stai conquistando nuovi spettatori.
Cliccate per guardare il promo di “Breaking Italy”:
Resta da chiedersi che impatto abbia il mondo del web e i suoi numeri giganteschi sui media tradizionali… Ebbene, sulla tv sembra nessuno. Un discorso diverso va fatto per il mondo dell’informazione a caccia costante di click per attrarre investitori. Quindi, all’emorragia di lettori/fruitori non si risponde con la creazione di piattaforme che possano attrarre per i loro contenuti nuovi lettori, ma ci si affanna a cercare il click abbassando il livello dell’informazione, puntando sulla velocità piuttosto che sull’approfondimento. Il risultato è che si perde credibilità, il vero capitale costruito negli anni, senza acquistare lettori. Ma la differenza fondamentale tra televisione, siti di informazione legati a media tradizionali e web è che in Italia acquistare spazi pubblicitari spesso è un modo per condizionare e per non farsi attaccare: o paghi il banner o ti ritrovi attaccato con qualche idiozia appena plausibile. A questo si aggiunge la prerogativa della maggior parte del giornalismo web che, per essere veloce, smette l’approfondimento, va verso l’errore con disinvoltura perché la verifica diventa un intralcio. È chiaro che non tutta l’informazione presente sul web risponde a logiche di questo tipo. Ma oggi gli YouTubers rappresentano l’avanguardia, perché si fondano sui contenuti, e i contenuti pagano.
…Si spera.