BRIC: quale sarà il suo (e il nostro!) destino? Iniziamo col vedere…

BRIC’s Presidents

Amici, sempre più spesso siamo presi da vicende che ci riguardano da vicino, che interessano il nostro “habitat sociale”, che tocchiamo (o che abbiamo l’illusione di toccare) con mano. Oltre questi confini, però, c’è un mondo, che gira anche molto velocemente. Eventi che ci sembrano così lontani da noi, ma che invece ci chiamano in causa più di quanto crediamo. Dinamiche (macro) socio-economiche che decidono il nostro destino. Fatti, che parlano di noi…

Chi di voi sa a cosa ci riferiamo quando parliamo di BRIC? Ok, lo introduco io… BRIC sono il Brasile, Russia, India, Cina. I paesi che “condividerebbero” una situazione economica in via di sviluppo, un territorio immenso straripante di risorse naturali strategiche e caratterizzato (che mi ricordi dovrebbe ancora esserlo…) da una forte crescita del Pil e della quota nel commercio mondiale. A questi, di recente, si è aggiunto il Sudafrica, ma è un’altra storia…

Ebbene, fino a qualche anno fa molti predissero che la crescita dei BRIC sarebbe stata inarrestabile e che nel giro di qualche decennio li avrebbe portati a soppiantare Europa e Stati Uniti come principali economie del pianeta. Per circa dieci anni hanno avuto ragione e questi quattro paesi da soli hanno sostenuto circa il 75 per cento della crescita mondiale. Negli ultimi due anni, però, queste quattro perle hanno cominciato a rallentare…

Qualche dato su tutti: la Cina dovrà faticare per raggiungere il suo consueto 7,5 per cento di crescita (il che ancora non è allarmante). L’India ha evidentemente abbassato le sue stime sulla crescita, attestandosi al 5 per cento. Il Brasile ha subito la frenata più brusca e crescerà del 2,5 per cento. La Russia, infine, segue il Brasile.

Detto ciò, vi starete chiedendo: Quali gli effetti sulla nostra economia? Innanzitutto i paesi emergenti non metteranno più una “pezza a colori” alle nostre debolezze! …Ciò significa che negli anni a venire l’economia mondiale non crescerà più del 3 per cento l’anno (negli ultimi è quasi sempre stata poco sotto il 5%!).

Secondo l’Economist, però, non tutto è perduto. Già a partire da subito e ancora di più nei prossimi anni, ci sarà un numero maggiore di paesi emergenti con una crescita economica forte, anche se meno spettacolare di quella dei BRIC negli anni d’oro. La crescita sarà più distribuita, meno concentrata in gradi paesi e quindi, secondo il settimanale, più stabile. Ad esempio, le dieci più grandi economie emergenti, tra cui Thailandia e Indonesia, hanno un popolazione complessiva inferiore a quella della Cina. Inoltre, alcuni paesi sviluppati, in primis Gli States, torneranno in primo piano. Grazie al boom dello “shale gas”, infatti,  questi potrebbero presto avere una crescita economica maggiore rispetto ai più deboli tra i vecchi BRIC.

In altre parole, il grande rallentamento ha smentito le previsione secondo cui un pugno di paesi emergenti che per dieci anni hanno avuto una crescita incredibile sarebbero continuati a crescere in modo verticale, diventando in pochi decenni i principali motori economici del pianeta, sostituendo Europa e Stati Uniti. La crescita in futuro sarà più distribuita e subirà meno improvvise impennate.

Per concludere, questa situazione metterà i paesi emergenti di fronte a nuovi problemi. Il grande rallentamento ha dimostrato che la crescita per Brasile, Russia, India e Cina non è garantita. Oggi le loro classi dirigenti hanno il potere di favorirla o di farla rallentare. La Cina sembra essere il paese più pronto a fare le riforme necessarie, mentre la Russia, secondo l’Economist, è “una pigra cleptocrazia basata sull’esportazione di materie prime”. L’India, con una popolazione giovane e una demografia favorevole ha bisogno, come il Brasile, di ritrovare lo slancio riformista: oppure finirà con il deludere la classe media che ha recentemente manifestato tanto a Nuova Delhi quanto a San Paolo.

…Bisogna lottare per venirne a capo e la guerra si combatte soprattutto fuori dalla nostra sfera d’azione…

Iniziamo col vedere…

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