3 pilastri contro la disoccupazione giovanile, ma il Governo continua a rimandare…

L’occupazione giovanile è solo un gioco

Amici, a quanto pare il capitolo dedicato a noi continua ad essere rimandato, ridiscusso, accantonato… L’occupazione giovanile necessita di 1 miliardo di euro. Allo stato delle cose siamo appesi ai benedetti fondi europei che potrebbero (come non potrebbero!) arrivare entro la fine dell’anno (significa altri 6 mesi!). “Mercoledì in Consiglio dei ministri – ha annunciato ieri il presidente del Consiglio, Enrico Letta – il governo varerà un piano nazionale per l’occupazione giovanile, con un’attenzione particolare per il Sud, ma che riguarderà tutta Italia”.

Andiamo a vedere nello specifico i tre pilastri del pacchetto lavoro indicati da Letta per fronteggiare la piaga della nostra disoccupazione…

Il primo è quello normativo, con la revisione della legge Fornero sul lavoro a tempo determinato. L’obiettivo è quello di ridurre la pausa obbligatoria prevista dalla legge tra un contratto e l’altro. Per almeno due anni, e comunque fino all’Expo 2015, il periodo che deve intercorrere tra un’assunzione e l’altra potrebbe essere ridotto a 10-20 giorni.

Il secondo pilastro riguarda le risorse economiche da mettere in campo. Per ora sul piatto (ma solo sul piatto) c’è 1 miliardo di euro, gran parte dei quali viene dalla riprogrammazione di fondi europei destinati alle regioni del Mezzogiorno e che rischiano di non essere spesi in tempo utile per lo scopo per il quale sono stati stanziati. Si tratta di fondi destinati alle regioni del Sud, lì dove è concentrato il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Lo strumento sarà ancora una volta il credito d’imposta per le assunzioni a tempo indeterminato, solo per i nuovi assunti.

L’ultimo pilastro si riferisce alla riforma che ‘potenzierebbe’ i servizi per l’impiego. “Se il collocamento in Germania funziona molto meglio che in Italia – sostiene il ministro  del Lavoro Giovannini – è perché la Germania spende ogni anno 5 miliardi di euro per i servizi all’impiego, mentre la spesa italiana è pari a un decimo, circa 500 milioni”. Le risorse necessarie e quelle aggiuntive per gli sgravi fiscali, potrebbero (ma non è affatto detto che lo siano!) venire dalla Ue. Al Consiglio Europeo di giovedì Letta chiederà di accelerare i programmi di spesa, puntando ad ottenere per l’Italia almeno altri 500 milioni di euro.

Staremo a vedere. Nel frattempo, restiamo disoccupati!

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