“Noi siamo arrivati fin qui senza tv, e senza tv andremo fino in fondo. Siamo diversi, non stiamo nel teatrino, il teatrino morto sono gli altri. Amen. E tra parentesi, chi sta spopolando nelle piazze che bisogno ha di questa tv?”. E’ ciò che recita l’ex comico ed attuale leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, a seguito della sua rinuncia (last second!) all’intervista per Sky TG24, diramata istantaneamente da tutti i principali organi di stampa nazionale.
Ad un occhio distratto può apparire un comportamento fuori dalle righe, singolare, anticonformista, quasi rivoluzionario rispetto ai canoni indicati dalla politica nazionale ed transnazionale e dunque incontaminato dalle dinamiche della stessa. Insomma, positivo agli occhi di una massa inconsapevolmente ignorante (dell’“ars pubblica”).
Il mio punto di vista, invece, si colloca in una prospettiva diametralmente opposta. Credo, infatti, che un tale atteggiamento, inizialmente interpretato come innovativo, rifletta una matrice profondamente antidemocratica. In altre parole, fin quando si tratta di non prendere parte a sterili scontri televisivi del tutto privi di una dialettica costruttiva, che si traducono in mero politichese (mi riferisco a quella tipologia di dibattiti/comizi televisivi resi ad esclusivo utilizzo del palinsesto), siamo di fronte ad un comportamento produttivo e innovativo. Ma quando si scompare totalmente dalla scena mediatica di qualsiasi forma, il discorso cambia e si trasforma in un boomerang.
La rete e la piazza sono espedienti importanti per la divulgazione del pensiero libero, ma non completi per una popolazione di per sé eterogenea sotto un profilo comunicazionale. Non tutti hanno disponibilità economica e culturale per essere connessi alla rete 24 su 24 e leggere i contenuti di un blog o partecipare attivamente a un social network, così come non tutti godono di buona salute o hanno tempo a disposizione per seguire in piazza un intero comizio politico. (Tanto per far degli esempi…)
Perché precludere ad un anziano la possibilità di seguire il programma dei grillini, o a una persona diversamente abile di seguirne i discorsi del leader? I meno acculturati non hanno forse il diritto di conoscere il programma del M5S?
Da un punto di vista squisitamente politico, inoltre, non è detto che tutti i candidati siano disposti ad impostare il proprio rapporto con gli elettori attraverso un freddo programma di videochiamata (“parlamentarie”).
L’azione del Movimento 5 Stelle, insomma, si traduce in un sistema chiuso, personalistico ma soprattutto antidemocratico non molto distante dai partiti sfidati.
Domandiamoci, allora, se la tanto condannata “casta” non si trovi nel codice genetico delle “5 stelle”…