Amici, vorrei restare sull’aspra critica che ieri il Financial Times ha indirizzato a Mario Monti per la sua politica di austerity promossa in l’Italia nell’ultimo anno, evitando di bypassarla o considerarla una notizia gossippara come hanno fatto i maggiori organi d’informazione del nostro Paese. Credo, infatti, che quanto accaduto fuori dai confini nazionali sia meritevole quantomeno di una riflessione, considerando che si riferisce alla gestione della nostra politica macroeconomica, presumibilmente edificante per il benessere generale.
L’articolo scritto dall’economista tedesco, Wolfgang Munchau, titolava: “Perché Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia (pezzo immediatamente smentito dal Professore che ha definito “senza precedenti la nostra azione per il lavoro, specie in un periodo di tempo così breve e senza una maggioranza vera in Parlamento”) e sosteneva che per l’Italia “la priorità non doveva essere una correzione fiscale fatta quasi per riflesso istintivo, ma un intervento strutturale mirato. L’area più importante – esordisce Munchau – è il mercato del lavoro: servono riforme che eliminino i disincentivi all’assunzione dei giovani e permettano ai costi dei salari reali di calare durante le recessioni e di aumentare solo se in linea con la produttività. Monti – continua l’economista – avrebbe dovuto generare politiche che potessero aumentare in modo dimostrabile la crescita della produttività e dell’occupazione nel lungo termine. Doveva scegliere le riforme e condizionare l’accettazione dell’incarico a Premier a patto che il Parlamento accettasse la sua agenda di riforme presentata nei dettagli. Invece, alla fine, il Parlamento non ha accettato la sua Agenda ma lui è rimasto comunque e ha prodotto il minimo comun denominatore: l’austerità. Il prossimo esecutivo – conclude l’esperto di Eurogruppo – ha pochi compiti precisi: finirla subito con l’austerità, eliminare gli aumenti delle tasse più nocivi e applicare un programma di riforma, limitato ma efficace, che possa migliorare la crescita nel lungo periodo con una combinazione di maggiore produttività e tasso di occupazione più alto”.
Ho preso in prestito stralci dell’intervista a Munchau pubblicata oggi sul “Corriere della Sera” per esprimere nella maniera più eloquente possibile parte del mio pensiero circa le potenzialità inespresse dell’Italia in materia economica. Come già avanzato in un mio post precedente, che vedeva protagonista il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, sostengo che la risposta alla crisi non sia l’austerità, bensì il rilancio degli investimenti da parte di quei poteri forti, Stato in primis, che ne hanno la capacità.
Ragazzi, a questo punto mi chiedo perché considerare un’uscita di rilevanza internazionale come un qualunque screzio tra politicanti utile solo a vendere i giornali, e non per quello che realmente rappresenta: Un argomento paradigmatico da affrontare con onestà intellettuale.
I giovani aspettano una risposta, adesso…