Amici, la puntata di Servizio Pubblico di ieri sera che ha visto lo scontro acerrimo tra Silvio Berlusconi e un’intera squadra di suoi agguerriti oppositori, capitanati da Michele Santoro, propone due chiavi di lettura, una culturale e un’altra politica. Da un punto di vista giornalistico è chiaro che desta maggior interesse la seconda, che personalmente interpreto come un regalo d’inizio d’anno fatto dal conduttore nei confronti del politico.
Erano anni che cercava di averlo come ospite. Lui e la sua affezionatissima squadra, infatti, dedicano ogni giorno della propria esistenza professionale alla destituzione di un solo uomo attraverso giornali, trasmissioni televisive, blog, attivismo e in particolare il lavoro di Marco Travaglio, stimatissimo giornalista che tocca il suo picco di audience nella personalissima rubrica divenuta ormai un cult. Insomma, parafrasando il Cavaliere il loro core business è egli stesso. Dopo tutto questo tempo investito per raggiungerlo, finalmente Berlusconi accetta l’invito ad occupare una sedia incandescente in una gabbia di leoni inferociti e famelici. Ma l’intero staff di Servizio Pubblico, “diretto” da Santoro, non riesce a scalfire il carisma di un uomo che, alla sua “apostrofata” età, è ancora lì a comandare e concorrere per la Poltrona di Presidente del Consiglio dei Ministri. Anzi, minuto dopo minuto, il dibattito si evolve in maniera così negativi per i padroni di casa da invertire i ruoli: è Berlusconi che indossa l’abito del giustizialista bacchettando Travaglio. Un’immagine paradossale che segna l’inconsistenza, la sconfitta, la fine del programma tutto. Scendendo nei particolari del folklore manifestato, credo che la mossa sbagliata di Santoro sia stata quella di voler puntare ciecamente sui personalismi di Berlusconi (donne, conti in banca, immobili all’estero, caso Ruby ecc.) ormai obsoleti, assolutamente ininfluenti ai fini della politica in quanto materia e di cui, soprattutto, la gente ha smesso di interessarsi perché concentrata su problematiche ben più laceranti per sè. L’attacco personale glielo avremmo anche concesso, ma a piccole dosi e in maniera molto meno scontata e sterile.
Oggi sarei curioso di conoscere i dati (reali) relativi alla percentuale di consensi riferiti al Popolo della Libertà, perché sono convinto che dopo ieri sera Berlusconi l’abbia accresciuta in maniera significativa e il merito è tutto di Santoro e della sua banda. (Se fossi Berlusconi chiederei una nuova ospitata, forse in questo modo avrebbe qualche possibilità di vittoria alle prossime elezioni politiche!).
La chiave di lettura culturale, invece, è quella che mi interessa di più e mi diverte di meno e per la quale ieri ho interagito attivamente con i miei colleghi su Twitter: La grande assente Politica. In un momento critico come quello che stiamo vivendo, nel quale i valori sono ormai seppelliti, l’economia è a terra e ladisoccupazione, in particolare quella giovanile, ha raggiunto record storici (37,1% come riportato da Obiettivo Giovani solo pochi giorni fa), abbiamo l’opportunità di intavolare un dibattito sulle tematiche che ci interessano davvero (penso ai giovani, all’occupazione, al ripristino dei conti pubblici) per uscirne con le idee più chiare sulle possibili soluzioni, attraverso una dialettica costruttiva, e noi cosa facciamo? Le tralasciamo quasi del tutto per discutere sugli affari personali di un solo uomo, lasciando la politica fuori alla porta. Gossip, nudo e crudo. Anzi peggio, perché il genere giornalistico del Gossip gode di rispetto e si nutre di attualità, mentre ciò a cui abbiamo assistito si contestualizza in un arco temporale che inizia dagli anni antecedenti il ’94.
A parte la questione europea (discussa peraltro in maniera distruttiva, dichiaratamente disponibile all’ennesimo attacco al Cavaliere nei suoi rapporti con la Merkel e i suoi colleghi), dov’erano le tematiche per le quali ci battiamo tutti i giorni?
Assenti.
Per una delucidazione ulteriore su quanto scritto, vi invito a guardare il video che segue: