Riforma sulla diffamazione, lo show continua

 

Come era facilmente intuibile il film sulla possibile carcerazione del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti si è concluso a favore del battagliero protagonista.

Per mesi i media ci hanno tenuti col fiato sospeso per la sua sorte; tg nazionali e locali, talk show, dibattiti d’ogni tipo hanno fatto di lui un vero e proprio martire, finendo per regalargli più prestigio di quanto (meritatamente) non ne avesse prima. Sallusti è diventato l’orfano da salvare, ha regalato linfa vitale agli amanti del pettegolezzo da bar, il popolo italiano, ma soprattutto (cosa ben più consistente) ai canali televisivi, al punto che adesso quasi converrebbe individuare un nuovo martire per ripianare i conti dell’emittenza nazionale.

L’epilogo, come si auspicava, è stato reso tutto in salsa italiana. Una ricetta in cui si individua una storia avvincente, la si cucina a fiamma bassa e si finisce per non impiattarla.

Siamo tutti contenti che l’ottimo giornalista non sia stato costretto ad iniziare una dieta a base d’arance (forse lui lo è di meno considerando l’eco che un simile risultato avrebbe prodotto non solo in Italia), anche perché avremmo fatto concorrenza soltanto alla Russia, dove i direttori non rischiano solo il carcere ma il gulag.

Restando sulla cronaca, scadevano oggi i 30 giorni di sospensione della pena a 14 mesi di reclusione comminata al giornalista per diffamazione. Sallusti ha spiegato il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, ha ottenuto la sospensione della carcerazione “ricorrendo le condizioni per l’esecuzione della pena detentiva presso il domicilio” in base al cosiddetto decreto ‘svuotacarceri’. La procura ha precisato anche che l’ultima decisione sui domiciliari al direttore de Il Giornale spetterà comunque al magistrato di sorveglianza, il quale ha, secondo la legge, cinque giorni di tempo per decidere. Il termine comunque è ordinatorio e non perentorio, consente quindi al magistrato di Sorveglianza un periodo più lungo per decidere le modalità della detenzione ai domiciliari oppure riconfermare il carcere.

Come dire, giustizia (anche se in parte) è stata fatta. Arrivederci alla prossima avventura.

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